Benvenuti in Ortigia!

Una delle isole più belle al mondo, patrimonio dell'UNESCO

Un paradiso storico: Ortigia


Di Siracusa, Ortigia è l'anima, perché la luce, che è l'essenza stessa di questa terra, si rivela in questo luogo in tutta la sua potenza.

Attraversato il ponte Umbertino, che la separa dal resto della città, si ha la sensazione di essere tornati in un luogo remoto, eppure noto, che ti avvolge e ti rassicura.

Il richiamo della luce ti guida lungo le strade, la penombra dei magnifici palazzi barocchi ti infonde sollievo negli assolati pomeriggi di agosto.

E poi di nuovo quella luce avvolgente ti conduce a una scoperta, ti svela un sogno, ti riconduce all'essenza stessa delle cose.

Sembra che il tempo si sia fermato, eppure le emozioni più intense traboccano fluide e i sensi si appagano generosamente perché l'isola è un grembo materno, un nuovo inizio, un ritorno. Difficile restare lontani, resistere al richiamo di una terra nascosta e, al tempo stesso, così vicina al cuore.

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Il mare lo senti, lo respiri e lo tocchi, ci sei completamente immerso perché non esistono confini, perché è nella consistenza delle cose, un ingrediente purissimo e magico, docile e vigoroso. In una casa dagli alti soffitti e dalle pareti bianche un senso di grande libertà e di riconciliazione ti pervade, non opponi resistenza a quella luce che attraversa i pesanti scuri di legno dei grandi balconi e ti tiene compagnia mentre attraversi le stanze, mentre sali quella antica scala di pietra che ti porta su fino al cielo.

I passi leggeri di un passante per strada ti aprono al mondo, l'eco del mare e i vortici di vento che fanno sbattere le porte ti procurano quella stessa ebbrezza che poco prima ti ha catturato mentre, in barca, percorrevi il tratto di mare dalla baia del pero a casa.

La vedi così, Ortigia, abbagliante, ti riempie lo sguardo insolitamente capace, allunghi la mano e le onde ardite ti conducono a lei. Planando dal mare, come un uccello, percorri quelle strade che come arterie pompano sangue al cuore, sei tu stesso parte di un flusso vitale, che ti guida e ti rende fertile.

Questa piccola isola natante è un luogo prezioso che conserva segni tangibili di una civiltà urbana con 2.700 anni e più di storia. La magnifica imponenza e scenograficità di piazza duomo, l'eleganza barocca dei suoi palazzi e i misteriosi percorsi delle strade sono solo gli aspetti esteriori di una simbiosi ormai consolidata tra la natura e l'opera dell'uomo, in cui la tentazione di perdersi nel mito può divenire fortissima.

In questa città, fondata nel 734 a.C. dai corinzi, l'incontro tra storia e paesaggio si compie in maniera spontanea. Le testimonianze del periodo greco sono parte di una realtà che conserva ancora importantissime presenze paleocristiane e barocche, costituendo nel suo complesso un patrimonio culturale di ineguagliabile bellezza.

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L'unicità dell'isola, dunque, sta proprio nell'incredibile connubio tra la raffinata creatività dell'uomo, evolutasi nel corso dei secoli, e la generosità della natura. Gli elementi ambientali, di straordinaria efficacia sul piano della percezione, donano alle splendide testimonianze del passato una vitalità che ogni giorno si rinnova, penetrando le più comuni consuetudini di vita.

Il mercato di Ortigia, con l'azzurro argenteo dei banchi del pesce, i colori scintillanti e intensi degli ortaggi e della frutta, è un tripudio della generosità di quel mare e di quella terra, che tra i resti del tempio di Apollo, sullo sfondo, risplendono dei loro frutti.

Le pietre chiare degli edifici restituiscono il calore del sole e veicolano la salsedine del mare, filtrandoli però della loro esuberanza, rendendo così le abitazioni rifugi accoglienti perfettamente in sintonia con i fenomeni naturali.

Tutto è talmente pervaso da questa energia originaria, che qualsiasi processo trova in essa una fonte inesauribile. Ogni cosa, a seconda delle ore del giorno, ha una sua fissità o un suo respiro. L'identità delle case, non solo quella esteriore, si avverte attraverso la mano che sfiora il davanzale di pietra di una finestra del quartiere ebraico della Giudecca, la sorprendi con la coda dell'occhio in un dettaglio che all'improvviso ti si rivela in tutta la sua complessità, l'ammiri nella violenza estatica dello scirocco che tutto rende immobile e, al tempo stesso, smuove.

E proprio a quella finestra, astratta linea di confine tra te e il mondo, ti appresti, attratto all'improvviso dal profumo delle zagare carnose di un giardino segreto e dal cielo blu indaco di una eterna estate.